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Alcuni disastri correlati alle bombe d’acqua e al clima si potevano evitare.
Alcuni disastri correlati alle cosiddette bombe d’acqua e al climate change si potevano, si possono evitare? È una domanda, questa, che ci poniamo sempre di fronte alla devastazione provocata da acquazzoni e tempeste, ma anche dalla siccità, nelle nostre città.
Che ormai la crisi ambientale, evidentemente in atto, morda ferocemente anche in Italia, è sotto gli occhi di tutti, drammaticamente palesato in sciagure più o meno gravi e infauste.
A Roma, ad esempio, oltre alla nuova siccità, ci stiamo abituando ai forti venti e ai rovesci repentini di centinaia di mm di pioggia tutti insieme in territori altamente antropizzati, con l’asfalto impossibilitato ad assorbirli, le cavatoie ostruite, le alberature imponenti ma spesso in situazioni al limite e una gestione ordinaria e straordinaria che… è quello che è… Le stazioni delle Metropolitane (la linea A, specialmente) imbarcano acqua e ovviamente chiudono, strade e parcheggi si allagano, si aprono buche e voragini, crollano rami o interi alberi spesso secolari e di conseguenza si serrano giardini e ville e ci si ritrova con ingombri che restano su marciapiedi e carreggiate per settimane modificando di conseguenza la viabilità già difficile.
Nel nostro Municipio, il VII, e nelle aree di afferenza del nostro Comitato di Quartiere Appio Alberone – che, con i suoi confini ufficialmente allargati, arriva a Piazza dei Re di Roma – la situazione è molto compromessa, come attestano di seguito alcune foto scattate dal nostro Presidente, da Tiziana Savini e da alcuni cittadini, oltre che rintracciabili sui Social di tanti Comitati limitrofi.
Quello che tutte le nostre istituzioni e i nostri amministratori devono capire, e velocemente, è che non stiamo patendo eventi eccezionali ma ormai diventati norma, da molto, ormai. Pertanto, addurre come giustificazione proprio l’imprevedibilità e la straordinarietà delle precipitazioni metereologiche e delle allerte rosse non regge più, è una scusante inaccettabile. I fondi per fare le dovute migliorie si devono reperire e si devono predisporre piani tempestivi e adeguati per far fronte a questi cataclismi ormai ciclici e sempre più ravvicinati. Adesso sta arrivando l’autunno, tra qualche mese l’inverno e saremo tediati da eventi più o meno gravi che mostreranno con chiarezza quanto non ci sia più tempo per i balletti della politica relativamente ai temi legati al cambiamento climatico.
Ad esempio, l’estate arriverà, arriva ogni anno: aspetteremo agosto per scoprire che il caldo è diventato seriamente insopportabile e accorgerci della mancanza di alberature – tagliate e cadute nei mesi o anni precedenti – e mai sostituiti e piantumati; o del verde, maltenuto o carente?
I cittadini si chiedono cosa aspettino i governi, le autorità, gli enti, e le strutture competenti per considerare innovazioni atte ad attenuare le alte gradazioni nelle metropoli, lo smog, le piogge torrenziali e gli inconvenienti collegati, portati, questi, non sempre e non solo dal riscaldamento globale e dal mutamento ambientale – ‘‘che ha già raggiunto ogni angolo del pianeta e continuerà a ridisegnare la vita umana per secoli’’ e con una intensità del suo impatto che ‘‘aumenterà all’aumentare del riscaldamento del pianeta, avvertono gli scienziati’’ – ma anche dallo sfruttamento doloso e dalla trascuratezza dei territori e, più in generale, dall’incuria del proprio habitat.
Tali questioni, di portata mondiale, possono però essere discusse e risolte, almeno in minima parte, in aree circoscritte partendo da situazioni e aree local: per quanto ci riguarda, sorvegliando e curando seriamente il nostro Municipio, quanto gli amministratori hanno la responsabilità e il dovere di manutenere, migliorare, innovare. Con una visione articolata e a lungo raggio di VII Municipio… pardon: di Roma Capitale.
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